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Rabbia. Tre miti da sfatare. Imparare a gestire la rabbia

Rabbia. Tre miti da sfatare

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Questo articolo è pensato per contestare tre miti riguardo la rabbia.
Il primo: “agire la rabbia, esprimerla con azioni e comportamenti, aiuta a ridurla”.
Questo mito affonda le sue radici nel “modello idraulico” delle emozioni. Si, hai capito bene; il modello idraulico. Teorizzazione che è stata ampiamente criticata e superata. Nel caso specifico della rabbia, secondo questo modello, gli esseri umani possono trovarsi nella condizione di aver accumulato, immagazzinato, incamerato molta rabbia. Proprio come se fossero una pentola a pressione; e di trovarsi nella necessità di espellere, far sfiatare l’eccesso di pressione a cui si trovano esposti. Quindi, se non vuoi esplodere devi esprimere la rabbia. Ovviamente gli essere umani non sono delle pentole a pressione, non sono dei contenitori inanimati privi di volontà, intenzionalità e consapevolezza dove qualcuno o qualcosa mette la rabbia. Gli esseri umani sono più che altro dei generatori attivi di emozioni, rabbia compresa. L’incessante attività mentale che ognuno di noi produce, contribuisce tantissimo a determinare le emozioni che viviamo. E allora, com’è possibile che questo mito sulla rabbia sia così diffuso e saldamente ancorato nelle coscienze di tante persone? Il principale motivo è perché spesso, subito dopo l’aver sfogato la rabbia, si prova un sollievo immediato. Dopo lo scatto di rabbia c’è il “aaaa” liberatorio, un allentamento delle tensioni. Si crea dunque un’associazione, un condizionamento tra l’espressione della rabbia è uno stato di sollievo. Anche gli esseri umani sono esposti a dei semplici e basilari meccanismi di apprendimento, come quello basato sui premi e le punizioni, per cui il comportamento premiato diventa più frequente, duraturo e intenso. In virtù di ciò, la convinzione che sfogare la rabbia la diminuisca, si consolida. L’apprendimento per premi e punizioni, che è capace di creare tenaci condizionamenti, funziona però su brevi periodi temporali. Abbiamo molta più difficoltà a creare delle associazioni e ad apprendere dagli effetti che si dispiegano sul lungo periodo di tempo.
Detto in parole semplici io e te creiamo facilmente un’associazione, cioè un condizionamento, tra il comportamento rabbioso e l’immediato e piacevole allentamento di tensione che ne deriva. Ed è questo quello che ci frega. Con molta più difficoltà apprendiamo quali sono gli effetti deleteri dei nostri comportamenti rabbiosi che si diffondono nelle nostre vite, nelle nostre relazioni, in periodi di tempo più lunghi. Il suggerimento che mi sento di darti è di non cascarci; non credere che l’unico effetto del tuo sfogo di rabbia sia un piacevole allentamento di tensione, ma cerca di intravedere gli effetti nel lungo periodo.
Il secondo mito che voglio prendere in considerazione è: “La rabbia ti aiuta, ti consente, di ottenere ciò che vuoi”.
Tu come tante persone potresti pensare che la rabbia ti dia la forza di ottenere ciò che vuoi, o che ti aiuti per contrastare le ingiustizie. E’ invece molto più probabile, sempre prendendo in considerazione gli effetti a lungo termine, che la rabbia sia d’ostacolo ai tuoi obiettivi. Potresti esserti convinto che è grazie ai moti di rabbia che le persone con cui hai a che fare ti rispettino, ti ascoltino o ti assecondino. Potrebbe essere che alcune o tante persone con cui ai che fare si pieghino alla tua furia. Ma che ne è delle tue relazioni, della tua reputazione, tra i tuoi amici, parenti e colleghi se utilizzi la rabbia per ottenere ciò che vuoi, anche ciò che è legittimo ottenere? Molto probabilmente le persone con cui ti relazioni coveranno risentimento e amarezza, e si allontaneranno da te.
Il terzo e ultimo mito che voglio mettere in discussione è: “Sono le situazioni, gli eventi esterni che ti fanno arrabbiare”.
Quante volte diciamo: “mi hai fatto arrabbiare”, “queste cose mi mandano in bestia” “è stato lui a provocarmi”. Sono tutte affermazioni che implicano che la tua rabbia è una risposta automatica e involontaria, esclusa dal tuo controllo. Sei in balia degli eventi esterni a cui sei esposto. Se le cose stessero davvero così tutti dovrebbero reagire nello stesso modo allo stesso evento. Il fatto è che persone diverse reagiscono in modo diverso ad eventi uguali. E, se ci pensi, anche tu rispondi in modo diverso alle stesse situazioni. Nella stessa circostanza qualche volta ti arrabbi qualche altra no. Quindi qual è l’elemento importante, determinante la tua risposta emotiva oltre la situazione in cui ti imbatti? Lo accenno soltanto, (lo approfondirò sicuramente in un’altro articolo) tra l’evento attivante e la risposta emotiva ci sono le tue convinzioni, le tue credenze, gli atteggiamenti con cui valuti e attribuisci un significato agli eventi esterni. Sono più che altro queste entità, che puoi individuare abbastanza facilmente, solo se gli presti un po’ di attenzione, che ti inducono a creare la rabbia e a perpetuarla. Sei tu e non le altre persone, per quanto antipatiche, sgradevoli e odiose, a creare la rabbia. Sì, diciamo che certe persone danno un grande contributo a ciò che provi, ma abbandona l’idea che è il mondo esterno, gli altri, gli eventi le frustrazioni a farti arrabbiare. Il primo passo che devi fare per gestire efficacemente la tua rabbia è accettare che sei soprattutto tu a generare ciò che provi; devi assumerti la responsabilità dei tuoi stati emotivi e delle tue emozioni.

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