Psicoterapia esistenziale

L’assunto fondamentale della psicoterapia esistenziale afferma che gli esseri umani sono portatori di una connaturata sofferenza intrinseca all’esistenza. È una sofferenza che affonda le sue radici nello sforzo più o meno consapevole che ogni persona compie per convivere con la durezza dei fatti della vita; un perenne conflitto interno tra i propri desideri e i dati ultimi dell’esistenza. Che cosa sono questi dati? Se escludiamo un attimo il mondo esterno, se mettiamo da parte le preoccupazioni quotidiane con cui di solito ci riempiamo la vita e riflettiamo profondamente sulla nostra situazione nel mondo, allora dobbiamo confrontarci con le “preoccupazioni ultime” che sono realtà ineludibili dell’esistenza umana. Secondo Irvin Yalom, uno dei massimi esponenti della psicoterapia esistenziale, esistono quattro preoccupazioni che hanno una considerevole rilevanza per la psicoterapia.

• la morte

• la libertà

• l’isolamento

• l’assenza di significato.

La morte

La morte è la preoccupazione ultima più ovvia. “Tutto” afferma Spinoza “ vuole persistere nel proprio essere”. Per tutti è chiaro che la morte arriverà e che non c’è scampo. Si tratta di una verità che spessissimo viene vissuta come terribile, di conseguenza, ai livelli più profondi, la risposta che a essa viene data, è connotata da un terrore mortale.

Dal punto di vista esistenziale, un conflitto interno centrale é tra la coscienza della morte inevitabile e il simultaneo desiderio di continuare a vivere. La morte gioca un ruolo di primaria importanza nell’esperienza interna di una persona. Essa può perseguitare, terrorizzando l’individuo, come nient’altro. Per affrontare questo terrore, vengono erette delle difese contro la coscienza della morte. Il terrore è subito negato e viene sviluppata una sintomatologia (o uno stile di vita) distraente ed evitante.

Il lavoro terapeutico consiste proprio nel far acquisire altre prospettive e punti di vista in modo da consentire un cambiamento d’atteggiamento nei confronti di questa verità ineluttabile, concedendosi, finalmente, una vita più ricca e piena. Il tutto innescherà circoli virtuosi perché, come dice Yalom, “… la paura della morte è sempre più forte in coloro che hanno la sensazione di non aver vissuto pienamente … più la vita è stata “povera”, o il suo potenziale sprecato, più forte sarà l’angoscia di morte.”

Oltre a tutto ciò l’estensione di significato che il termine morte può assumere nelle nostre vite  può espandersi e coincidere con il concetto di impermanenza, andando così a comprendere tutte le separazioni, la fine dei cicli vitali, la fine delle relazioni, la fine dei percorsi formativi, e si potrebbe continuare così, comprendendo tutto ciò in cui un essere umano si imbatte e intraprende …

Certo, la vita può essere crudele e mortifera, tu puoi essere qualcos’altro,la scelta è tua …

La libertà ha il suo peso. Ogni scelta ha le sue rinunce, ogni scelta rimanda ad una o più rinunce. E non sai esattamente cosa troverai dietro la “porta” scelta. Non farti paralizzare dall’indecisione.

La libertà

Di solito non riteniamo la libertà una fonte di ansia. Al contrario, la libertà è generalmente ritenuta un concetto univocamente positivo. La storia della civiltà occidentale è costellata dal desiderio e dalla lotta per la libertà. La libertà ha anche un significato tecnico nel quadro di riferimento umanistico esistenziale, un significato che è legato al terrore. Ad un livello più superficiale la libertà si riferisce al fatto che l’essere umano è l’autore ed è responsabile del proprio mondo del proprio progetto di vita, delle proprie scelte e azioni. L’essere umano per usare i termini di Sartre, è “ condannato alla propria libertà”. In questa accezione, quindi, il peso della libertà coincide con quello della responsabilità.

Gli individui differiscono enormemente nel grado di responsabilità che sono disposti ad accettare per la loro situazione di vita, e nei loro modi di negarla. Ma, nel quadro di riferimento esistenziale, libertà significa che, contrariamente all’esperienza quotidiana, l’essere umano non entra, e infine esce, da un universo strutturato con un progetto grandioso e coerente. Il cuore della rivoluzione di Kant in filosofia fu il suo postulato che è la coscienza umana, la natura delle strutture mentali dell’essere umano, che fornisce la forma esterna della realtà.
Questa visione esistenziale della libertà ha implicazioni terrificanti. Se è vero che noi creiamo noi stessi e il nostro mondo allora è vero anche che non c’è nessun terreno sotto di noi: c’è solo un abisso, un vuoto, il nulla. Un conflitto dinamico interno importante emana dal nostro confrontarci con la libertà: il conflitto scaturisce dalla nostra coscienza di libertà e mancanza di fondamenti da una parte e dal nostro profondo bisogno e desiderio di fondamenti e strutture dall’altra. Sheldom Kopp , nel libro “Se incontri il Buddha per la strada uccidilo” (1975) da un contributo esplicativo a tale concetto.

“Nella mia vita ci sono delusioni che non posso evitare, frustrazioni che non scelgo e perdite che mi lasciano impotente ad agire. Alcuni problemi, naturalmente, me li creo io stesso, ma altri cadono dal cielo sulla mia testa indifesa, frantumando le mie gioie e oscurando i miei piaceri. Un uomo, dopotutto, è soltanto un uomo. Si trova da qualche parte tra la libertà assoluta da un lato, e l’impotenza totale dall’altro. Tutte le sue decisioni importanti devono essere prese sulla base di dati insufficienti. Forse non è giusto che un uomo abbia la responsabilità totale della propria vita senza averne il controllo totale, ma mi sembra che, bene o male, le cose stiano proprio così.”

S. Kopp “ se incontri il Buddha per la strada uccidilo”

L’isolamento esistenziale

È importante differenziare l’isolamento esistenziale da altri tipi d’isolamento come, per esempio: l’isolamento interpersonale che si riferisce alla separazione che esiste tra la persona e la gente, una separazione che risulta da carenti abilità sociali e dalla psicopatologia nella sfera dell’intimità; oppure, l’isolamento intrapersonale, che si riferisce al fatto che siamo isolati da certe parti di noi stessi.

L’isolamento esistenziale, invece, si riferisce a una solitudine fondamentale; l’individuo non può sfuggire alla consapevolezza che: 1) non può mai condividere pienamente la sua coscienza con gli altri, 2) egli dà vita agli altri. Il tema dell’ isolamento esistenziale è intimamente collegato al desiderio che esista una totale e reciproca comprensione con l’ ”altro” significativo. E’ il desiderio che si verifichi una “simbiosi” tra menti. ​ Però, a questa simbiosi mentale, si oppongono ostacoli formidabili. In primo luogo, la barriera tra immagine e linguaggio. La mente pensa per immagini, ma per comunicare deve trasformare le immagini in pensieri e successivamente i pensieri in atti linguistici. Un percorso pieno di insidie, questo, dall’ immagine al linguaggio. E’ costellato da perdite: la struttura mossa e ricca dell’immagine, la sua straordinaria plasticità e la sua duttilità, le sue sfumature emotive personalissime e colorate di emozioni… tutto perso quando l’immagine viene trasposta nel linguaggio.

Un’altra ragione per cui non possiamo mai arrivare a una vera e completa conoscenza l’uno dell’altro sta nel fatto che tutti operiamo una selezione delle cose che decidiamo di far sapere agli altri. In modo intenzionale o inconscio ognuno nasconde una parte di sé.

Un terzo ostacolo alla conoscenza completa dell’altro è quello che pertiene non alla sfera dell’emissione del messaggio ma a quella della sua ricezione, ovvero al soggetto conoscente, il quale deve procedere in senso simmetrico rispetto all’emittente traducendo il suo messaggio verbale in immagini, cioè nel tipo di codice che la mente può leggere. Ed è altamente improbabile che l’immagine mentale finale del ricevente possa effettivamente corrispondere all’immagine mentale originaria dell’emittente.

In questo processo di “traduzione” l’errore è conseguenza diretta di aspettative erronee. Noi travisiamo l’immagine degli altri perché vogliamo farla corrispondere alle idee e alle forme che più si avvicinano alle nostre aspettative, e di questo processo ha dato una splendida descrizione Proust:
“Noi adattiamo l’aspetto fisico dell’essere che vediamo all’insieme delle idee che già ci siamo fatti sul suo conto, idee che sicuramente occupano una posizione di primo piano nell’immagine globale di lui che via via comporremo nella nostra mente. Ed esse diventeranno sostanza così piena del contorno delle sue guance, seguiranno con tale precisione il profilo del suo naso e troveranno una consonanza così armoniosa con la sua voce che alla fine tutto ciò non sembrerà altro che un involucro trasparente, cosicché ogni volta che guardiamo quel volto sono le nostre idee che vediamo, ogni volta che udiamo quella voce è alle nostre idee che prestiamo ascolto.”

M. Proust (citato in “Guarire d’amore, Irvin Yalom 1990)

Il terzo conflitto dinamico è dato dalla consapevolezza del nostro isolamento fondamentale e il desiderio di essere protetti, di fondersi ed essere parte di un tutto più ampio. Ancora Irvin Yalom, in un suo racconto “Il carnefice dell’amore” (in Guarire d’amore” 1990) fa riflettere sull’illusorietà dei sentimenti di condivisione e fusione che sono riportati da chi vive uno stato d’innamoramento. In modo eccellente Aldous Huxley chiarisce e condensa il concetto nel libro “Le porte della percezione”
“Noi viviamo insieme, agiamo e reagiamo gli uni agli altri; ma sempre, in tutte le circostanze siamo soli. I martiri quando entrano nell’arena si tengono per mano; ma vengono crocifissi soli. Allacciati gli amanti cercano disperatamente di fondere le loro estasi isolate in una singola autotrascendenza; invano. Nella sua stessa natura, ogni spirito incarnato é condannato a soffrire e a godere in solitudine. Sensazioni, sentimenti, intuiti, fantasie, tutte queste cose sono personali e, se non per simboli e di seconda mano, incomunicabili. (Per quanto espressivi, i simboli non possono mai essere le cose che rappresentano). Possiamo scambiarci informazioni circa le esperienze, mai però le esperienze stesse.”

A. Huxley “Le porte della percezione”

Capita di constatare con sgomento quanto sia disorientante e sconfortante rendersi conto di non essere profondamente conosciuto e capito, anche dalle persone più vicine.
Una tipica reazione a tale situazione è quella di irritarsi, e con delusione, valutare il prossimo con giudizi di superficialità, scarsa sensibilità ed egoismo.
Ma se rifletti profondamente puoi renderti conto che non sono le cattive intenzioni e i limiti di chi ti sta vicino (almeno non solo) a determinare la scoraggiante sensazione di isolamento esistenziale.
Prendi consapevolezza che è principalmente la limitata capacità di comunicazione, di cui dispongono gli esseri umani, la causa principale dell’ inconoscibilità reciproca a cui siamo condannati.
La ricchezza e la complessità, di cui ognuno di noi è portatore, è prigioniera all’interno di barriere comunicazionali, allo stato attuale, invalicabili.
Renderti conto di ciò, da un lato, ti renderà più indulgente qualora constati la fallacità dell’altro nel descriverti, e quindi di rapportarsi a te, e, dall’altro, ti indurrà a sviluppare una maggiore prudenza e modestia nel descrivere, interpretare, giudicare e relazionarti con il prossimo.

Alla nascita ci vieene donata la vita. E’ un dono che non ha un significato intrinseco. Sei tu che devi dargliene uno; sei tu l’artista della tua vita.

Hai molti più colori di quanto pensi di averne, usali tutti.

Assenza di significato

Sembra che l’essere umano esiga un significato. Così come la nostra organizzazione neuropsicologica percettiva istantaneamente ci fa organizzare stimoli casuali in configurazioni (si pensi, per esempio, a quando siamo messi di fronte a un cerchio spezzato, automaticamente, lo percepiamo come completo), allo stesso modo, nelle situazioni esistenziali, l’individuo viene turbato dalla mancanza di configurazione e di senso ; in un mondo non configurato l’individuo tende comunque verso una spiegazione, un significato. Un senso di significato della vita è necessaria anche per un’altra ragione: da uno schema di significato generiamo una gerarchia di valori. I valori ci forniscono uno schema per la condotta di vita; i valori non ci dicono solo perché vivere ma anche come vivere.
Ma se ogni persona deve morire, se ciascuno è solo in un universo indeterminato e indifferente e se ogni persona costruisce il proprio mondo allora quale possibile significato può avere la vita? Perché viviamo?
Se nella vita non c’è un progetto preordinato, allora ne dobbiamo costruire uno nostro. Il problema fondamentale allora diventa: è possibile che un significato della vita, autonomamente creato, sia abbastanza saldo da sostenere la vita di una persona?
Il quarto conflitto interno germina da questo dilemma: in che modo un essere che esige un significato lo può trovare in un universo privo di senso?

Il ruolo della psicoterapia esistenziale

Nei confronti delle preoccupazioni ultime e dei dilemmi esistenziali da esse generati gli esseri umani reagiscono con angoscia. Un’angoscia che spesso porta ad adottare un atteggiamento di evitamento. L’evitamento è ottenuto con l’irrequietezza con una frenetica e incessante “agitazione”, una ricerca infinita di passioni, affari, divertimenti, qualsiasi cosa che si presti ad occultare e distrarci dall’ angoscia esistenziale, qualsiasi cosa che ci distolga dal confronto schietto e disarmato con la nostra esistenza, “poiché…” come afferma Blaise Pascal “..niente risulta più insopportabile che l’essere in piena quiete… perché allora si percepisce, improvvisamente, il vuoto angoscioso dell’esistenza.” Fino ad una, non infrequente, rovinosa capitolazione di tipo depressivo qualora la macchina frenetica ed esaltata della “distrazione” si inceppi per un qualsiasi motivo.

In questo poco realistico tentativo di distrazione persino i sintomi psicopatologici possono essere funzionali ad intenti occultativi e distrattivi. Ovviamente la psicoterapia esistenziale non ha lo scopo e la pretesa di voler risolvere la conflittualità generata dalle preoccupazioni ultime. L’intento della psicoterapia esistenziale e quello di permettere all’individuo di confrontarsi apertamente e consapevolmente con i dilemmi esistenziali, abbandonando tutte le modalità chiaramente patologiche, o limitative della piena espressione dell’individuo, e di consentire così di assurgere ad un coraggioso e schietto confronto con la condizione “dell’uomo nel mondo” per poter adottare uno stile esistenziale che promuova una vita piena, ricca e significativa.

Dopo queste considerazioni è consequenziale che il concetto di benessere, per la psicoterapia esistenziale, non può coincidere con la semplicistica mancanza di sofferenza o con l’adattamento (meglio sarebbe dire omologazione) all’ambiente. Il benessere esistenziale si appoggia sulle fondamenta della piena consapevolezza della condizione umana, è sullo sforzo costante di aderire alla propria autenticità. Il messaggio ottimista che scaturisce dalla psicologia esistenziale afferma che è possibile affrontare con dignità le ansie della vita e convivere coraggiosamente con la propria solitudine esistenziale gustandosi il piacere di vivere appieno la libertà di decidere e la piena responsabilità delle proprie scelte. Si creerà una situazione ideale affinché si scopra e percorra il più sentito e autentico progetto esistenziale che conduca a diventare la persona che si desidera essere.

Non si avrà più bisogno di eludere, negare o distrarsi nei confronti della mancanza di significato della vita; ognuno è chiamato a creare (e ricreare) il proprio ed esclusivo senso della vita in uno sforzo tumultuoso, affascinante e creativo che rende l’esistenza un’avventura entusiasmante. L’individuo con sollievo si libera da tutte le imposizioni e omologazioni alienanti che possono provenire dalla famiglia, dalla società, dei vari gruppi di appartenenza, e farà in modo che la morte (l’inevitabile più temuto) al suo arrivo non trovi nulla di incompiuto, nulla di inespresso, nulla di intentato. Una vita vissuta appieno è il miglior antidoto nei confronti della paura della morte.

Contattami

Non sono in linea al momento ma mandami una mail e ti risponderò subito.

Not readable? Change text. captcha txt

Start typing and press Enter to search