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Sentirsi triste dopo aver fatto sesso. La disforia post coitale.

Ti è mai capitato di sentirti triste dopo aver fatto sesso?

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Ti è mai capitato di sentirti triste dopo aver fatto sesso?

Il curioso fenomeno della disforia post coitale.

Una premessa prima di trattare questo argomento: in questo articolo faccio riferimento ad una sessualità,  ovviamente consensuale, ma anche desiderata. In altre parole mi riferirò ad  una sessualità che, nelle aspettative di chi l’ha consumata, era immaginata come esclusivamente piacevole e appagante.

Chiarito ciò, è una nozione del senso comune che il sesso migliora il nostro umore con sentimenti di  gioia, euforia, ottimismo,  innalza l’autostima, ecc. All’interno di una relazione stabile, i partners, sulla scia di questo benessere  si legano in reciproci sentimenti di solidarietà e benevolenza. È  altresì esperienza di molte persone che  la piacevolezza residua al sesso si protragga per molte ore o addirittura per giorni, e che tutto ciò contribuisce persino, per alcune persone, a conferire senso alla vita. Tuttavia è stato constatato, in modo tutt’altro che irrilevante, il fenomeno per cui  non tutto il sesso consensuale e desiderato si concluda in sentimenti e sensazioni spiacevoli.

Ci sono alcune persone che, dopo aver avuto un rapporto sessuale,  riferiscono di provare sentimenti negativi; tristezza, irritabilità, agitazione, ansia e depressione, fino ad includere un forte senso di disgusto di sé e  sensazione di vergogna. Sentimenti che non erano presenti prima o durante l’incontro sessuale . Tale realtà è stata indagata all’interno della psicologia scientifica che l’ha definita “disforia postcoitale”. La  disforia postcoitale può durare da pochi minuti a diverse ore. Può verificarsi in una o più occasioni, oppure può essere una modalità ricorrente nell’esperienza sessuale.

Questa condizione è più comune di quanto si possa pensare, potenzialmente quasi tutti ne sono suscettibili, indipendentemente dall’orientamento sessuale o dal sesso.

Fino a non  molto tempo fa la disforia postcoitale era considerata essere una problematica tipicamente femminile, difatti l’attenzione della ricerca si è concentrata sulle donne.

In uno studio pubblicato su International Journal of Sexual Health nel 2011, su 222 studentesse universitarie, il 32,9% ha riferito di aver sofferto di disforia postcoitale almeno una volta nella propria vita, mentre il 10% ha riferito di averlo sperimentato nelle quattro settimane precedenti all’intervista.

In un altro studio pubblicato su Sexual Medicine del 2015  viene riportato che, su 230 donne in età universitaria, i ricercatori hanno scoperto che quasi la metà delle donne (circa il 46%) ha riportato sintomi di disforia postcoitale almeno una volta nella vita. E un numero molto più piccolo, ma ancora degno di nota, il 5,1%, ha riferito di aver manifestato questi sintomi nelle ultime quattro settimane.

Ma recenti ricerche, sviluppate a partire dalle molte indicazioni di clinici, suggeriscono che potrebbe essere un’esperienza comune anche tra gli uomini. In particolare, in uno studio del 2018 pubblicato sul Journal of Sex & Marital Therapy , un’analisi di oltre 1.200 uomini ha rilevato che il 41% ha riferito di aver sperimentato la DPC almeno una volta nel corso della propria vita, il 20% ha riferito di averne fatto esperienza nelle ultime quattro settimane e poco più del 3% ha riferito di sperimentarlo con una certa regolarità.

Gli autori hanno ipotizzato alcune cause del fenomeno in questione,  di seguito ne riporto sei:

1  La prima sottolinea il conflitto tra norme di tipo sociale e/o familiare e spinte di natura esclusivamente istintuali. La sessualità è anche legata , in parte,  a condizionamenti di tipo sociale e familiare tesi a normarne lo svolgimento. Per quanto ci si possa considerare emancipati e autonomi rispetto ai dettami sociali e familiari, questi in genere, che ne siamo consapevoli o meno, sono assorbiti, interiorizzati come guide comportamentali, sono dei precetti che ci informano su quali siano le condizioni “approvate”  e “moralmente giuste” entro cui poter esercitare la propria sessualità.  Parallelamente a questo bagaglio normativo abbiamo delle tendenze di tipo più emotivo/istintive dettate da spinte biologiche /ormonali. Quindi, potrebbe verificarsi il caso che una persona segua la sua istintività biologica  per poi trovarsi spiazzata e inerme rispetto ai propri precetti morali.

2 Sempre riferito alle esperienze passate dell’individuo,  il sesso può essere un evento che attiva memorie traumatiche. Nel caso di una persona che ha subito un trauma sessuale il sesso può essere un evento che attiva  una ferita non del tutto rimarginata. Gli incontri sessuali possono innescare una risposta negativa  che in alcune persone  non si verifica se non a conclusione del rapporto sessuale, (sebbene, in tanti altri casi, possa verificarsi in qualsiasi momento del processo)

3 Non essere a proprio agio con il proprio corpo può essere un altro fattore predisponente la disforia post coitale. Non essere soddisfatti del proprio corpo comporta un’ insoddisfazione personale, spesso tale atteggiamento,  caratterizzato da auto discredito e autosvalutazione, viene attribuito in modo proiettivo  al proprio partner. Detto in parole più semplici, quello che pensiamo di noi,  riteniamo che lo pensi, di solito in modo molto più accentuato e spietato, anche il nostro partner. Va da sé che questo rimpallo di autosvalutazione e proiezione della stessa, crei le condizioni ideali per la disforia post coitale.

4 Un’altra tipologia di autosvalutazione molto  frequente,  riguarda le proprie prestazioni sessuali,  più in generale la propria capacità di essere in grado di far provare piacere al proprio partner. Una persona potrebbe convincersi, magari in seguito  all’ aver acquisito standard prestazionali troppo elevati, di non essere stata adeguata da questo punto di vista,  e di ricevere la stessa valutazione negativa dal proprio partner.

5 Nell’ambito della vita di coppia il sesso può essere concepito come mezzo per risolvere  eventuali conflitti e difficoltà. In altre parole si potrebbe credere che il sesso di per sé sia in grado di risolvere  profondi e radicati  problemi relazionali. Ma, ciò che più spesso i membri della coppia problematica si trovano a constatare è  quello di ottenere,  tramite il sesso,  una piacevole ma momentanea  tregua dalla situazione conflittuale. Constatare che il sesso è  incapace di  dirimere e risolvere  consolidate problematiche di coppia, e realizzare  l’effimerità del risultato di tale tentativo, in genere suscita sentimenti di grande delusione.

6 Sempre all’interno della vita di coppia il cosiddetto “sesso raro” può essere una causa della disforia post coitale. Mi spiego: i membri di una coppia possono differire di molto su quella che può essere considerata la giusta frequenza di rapporti e, uno dei due, può convincersi che vive una sessualità sporadica, rarefatta lungo la dimensione del tempo. Quindi, la consapevolezza che l’incontro sessuale appena concluso sarà separato dal prossimo da un lungo periodo di tempo, fa sì che alcune persone non riescano ad avere una piacevole fase di risoluzione (così si chiama il periodo conseguente all’orgasmo) ma che questa sia offuscata da sentimenti di insoddisfazione e risentimento nei confronti del partner.

In conclusione mi sento di fare tre considerazioni. La prima, di tipo generico, conoscere sé stessi il più approfonditamente possibile, è un investimento che da sempre i suoi frutti. La seconda è che bisogna sforzarsi di accettare  e voler bene al nostro “involucro”, il nostro corpo, questo corpo che è sempre troppo qualcosa o poco qualcos’altro, e riuscire a dirsi, più spesso che puoi: “vado bene così”. Nella terza ti invito a considerare che l’aspettativa di avere sempre delle prestazioni sessuali impeccabili è irragionevole, piuttosto, dovremmo accettare che alcuni incontri sessuali sono meno piacevoli di altri e che, se la disforia postcoitale si verifica raramente, e con un disagio non troppo importante, dovrebbe essere vista come una delle possibilità all’interno delle esperienze sessuali piuttosto che come un disturbo a sé.

 

 

 

 

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