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L'amore disinteressato, il sentimento libero dagli interessi personali

L’ AMORE DISINTERESSATO

 In blog

Sei capace di amare in modo disinteressato? Sarai sicuramente d’accordo con me che le relazioni di amore ideali coinvolgono persone che si relazionano l’una all’altra in modo libero dagli interessi personali, che si possa parlare di vero amore soltanto quando questo sentimento è svincolato dalla logica dello scambio e del profitto, quando ci si relaziona all’altra persona per quello che è, e non per quello che ha da offrire.
Abraham Maslow uno dei progenitori della psicologia umanistica ci mette in guardia sul rischio a cui ci esponiamo quando fondiamo le nostre relazioni basandole sull’appagamento di bisogni. Il rischio è quello di costruire una relazione soggetto-oggetto, piuttosto che una relazione soggetto-soggetto. Ovvero, dice Maslow, una relazione tra una persona e una attrezzatura, un equipaggiamento, una fornitura, una relazione priva del reciproco riconoscimento dell’altro come persona.
E quindi, come possiamo amare senza usare, senza un contraccambio, una ricompensa, senza utilizzare la spinta dell’infatuazione, dell’appagamento sessuale, senza la soddisfazione dell’ essere ammirato o di ammirare? L’ho già accennato, un elemento necessario per avvicinarsi a questo ideale di amore è il riconoscimento dell’altro come persona. Non è una banalità. Questo riconoscimento passa per un reale ascolto dell’altro, cioè un ascolto che abbandona tutti gli stereotipi e i preconcetti, che inevitabilmente ci creiamo dell’altra persona. Certo, è roba da non credere, ma abbiamo tanti pregiudizi, anche sulle persone con cui interagiamo da tanto tempo, sulle persone che riteniamo di conoscere molto bene. Il problema del pregiudizio non è di averlo ma di esserne inconsapevole. E’ solo l’ inconsapevolezza che fa assurgere il pregiudizio come determinante del nostro modo di pensare e del nostro comportamento. Karl Popper, filosofo della scienza, ha detto che se esistesse una mente libera dai pregiudizi questa non sarebbe una mente sublime ma sarebbe una mente vuota. Questo per dire che, è inevitabile avere dei pregiudizi, ma per non esserne schiavi il primo passo è esserne consapevoli.
L’ascolto autentico quindi, passa per questo sforzo di consapevolezza, cioè dall’ abbandonare tutti gli stereotipi i pregiudizi che abbiamo dell’altra persona affinché si possa guardare l’altro con continui e rinnovati curiosità e stupore. Questo non è un passo semplice perché ci obbliga a rinunciare a una parte di quelle che consideriamo le nostre certezze.
E sempre bene essere realistici; voglio puntualizzare che l’ amore disinteressato, un amore così alto e sublime è un ideale a cui tendere, è qualcosa verso il quale ci si protende. Tuttavia esiste solo in rari momenti. (Sul concetto di valore ho già pubblicato un video: “Sai Quali sono i tuoi valori?”a cui ti rimando). Quindi ti invito a non sentirti troppo in colpa, a non svalutarti e sminuirti se nelle tue relazioni cerchi di appagare dei bisogni. E’ normale, siamo fatti così. Magari, fai in modo che questa consapevolezza sia spunto per un continuo miglioramento .
Altro sforzo di consapevolezza che Maslow ci invita a fare al fine di avvicinarci all’ amore incondizionato riguarda l’ essere ben consapevoli delle motivazioni che ci spingono a relazionarci agli altri. Secondo Maslow queste motivazioni possono distinguersi in due grandi categorie: la “mancanza” o la “crescita”. Mi relaziono all’altro per colmare, riempire, raggiungere, riparare ciò che mi manca o che si è danneggiato, o mi relaziono all’altro per evolvere, migliorarmi, per crescere?
Se sei orientato dalla mancanza ti scoprirai spesso a ricercare e a richiedere conferme, lodi, prestigio, ricompense. Chi è orientato alla mancanza può trascurare gli aspetti dell’altro non direttamente collegati al soddisfacimento dei propri bisogni o addirittura esserne irritato o minacciato.
Diversamente, chi è orientato alla crescita sarà molto più autosufficiente e indipendente da riconoscimenti esterni; il suo valore e le sue conferme deriveranno maggiormente da punti di riferimento interni, dal constatare una coerenza interna. Addirittura la persona orientata alla crescita può sentirsi ostacolata dalla continua presenza dell’altro e preferire dei momenti di solitudine. Sicuramente non si relaziona all’altro come se fosse una fonte di approvvigionamento. Ma, parallelamente, è in grado di vedere l’altro come un essere completo, con tante potenzialità, unico, capace e con potenziali di miglioramento.
Maslow dice, con una certa ironia, che l’amore motivato dalla mancanza, corre il rischio di trasformarsi in qualcosa che assomiglia ai rapporti che si hanno con i tassisti, cameriere, poliziotti, infermiere, assistenti sociali; persone da cui otteniamo un servizio. Nota bene, questo è un tipo d’amore che può essere gratificante. Ma il concetto di “gratificazione” si applica difficilmente, più raramente al concetto di amore motivato dalla crescita, il quale è più che altro orientato all’orgoglio per l’altro, al piacere di vedere che l’altro si realizza, al piacere di incoraggiare e tifare per i suoi successi. Amare significa essere attivamente interessati alla vita e alla crescita dell’altro con interesse, sollecitudine e premura. Anche questo tipo di amore, così disinteressato e altruistico, ha dei frutti e delle ricompense ma questi non possono essere assolutamente perseguiti a priori. Non possono essere anticipatamente pretesi, collocati nel libro mastro dell’amore alla voce profitti. Che assurdità sarebbe! I frutti dell’amore derivano, sono una conseguenza dell’atto di amare. E sono dei profitti che hanno a che fare molto di più con la dimensione dell’essere che con quella dell’avere.
Anche Erich Fromm, psicologo, sociologo, filosofo, psicanalista ed accademico tedesco aiuta a fare chiarezza sull’amore disinteressato, distinguendo tra amore maturo e amore immaturo, quest’ultimo anche definito come amore simbiotico; uno stato di fusione in cui nessuna delle parti è completa o libera. Questa distinzione aiuta a non cadere nell’errore troppo spesso commesso di considerare l’attaccamento esclusivo a una persona come prova dell’ intensità e della purezza dell’amore. Ma, un tale amore è, nei termini di Fromm, un amore simbiotico una forma di egoismo in cui due persone escludono dal proprio sguardo e dal proprio interesse gli altri e tutto il resto del mondo; un amore di questo tipo, mancando l’interesse e il prendersi cura degli altri, non può che diventare asfittico e asfissiante; è inevitabilmente destinato a crollare su se stesso. L’amore, dice Fromm, è un’attitudine quindi incompatibile con l’esclusività e l’esclusione. E’ un’attitudine globale del proprio essere rivolta a tutti. L’amore maturo è la condizione per cui unendosi si preserva la propria e l’altrui integrità. Nell’amore maturo quindi si verifica un paradosso: ” due esseri diventano uno e rimangono due”.
Per Fromm è fondamentale superare il concetto infantile di amore in cui: ” io amo perché sono amato” ed evolvere al concetto: ” Sono amato perché amo”. L’amore immaturo dice :” ti amo perché ho bisogno di te” l’amore maturo dice: “ho bisogno di te perché ti amo”
L’amore quindi, è un atto attivo, non un effetto passivo, si sta più che altro dando, non ricevendo.
Si potrebbe controbattere che con tale atteggiamento ci si espone a situazioni di sfruttamento e al rischio di esaurirsi. Ma ciò deriva dalla convinzione errata che le fonti del benessere siano esterne al proprio essere e ci si convince che bisogna sforzarci in azioni mirate all’acquisizione, al prendere, al preservare o, al limite, allo scambiare. Di conseguenza ci si sente impoveriti nell’azione di dare. Il fatto è che, per le persone capaci di amore incondizionato, dare è un espressione di equilibrio, stabilità, serenità, completezza, forza, abbondanza. L’amore fluisce dalla propria ricchezza, non dalla propria povertà. L’amore fluisce dal proprio sviluppo, dalla propria crescita, dal proprio progresso ed evoluzione, non dal proprio bisogno. Nell’atto di dare si esprime e si esalta la propria vitalità. Dando si porta qualcosa alla vita dell’altra persona e questo prima o poi, in qualche modo, viene riflesso verso colui che ha dato. Nel dare autenticamente non si può fare a meno di ricevere. Dare rende “donatore”, ed insieme al ricevente condividiamo la gioia di ciò che abbiamo portato la vita. Nel dare c’è sempre reciprocità; per esempio i bravi insegnanti sanno che imparano dai loro studenti e gli psicoterapeuti si curano curando.
Vorrei concludere questa riflessione rivolgendomi a te che stai, vivendo una difficoltà, una sofferenza in ambito amoroso. Dopo le riflessioni fatte ti chiedo di interrogarti se la tua sofferenza sia più imputabile al timore di amare che all’assenza della condizione di essere amata, di essere amato. Forse hai intravisto, più o meno consapevolmente, che l’amore è sì una cosa meravigliosa ma anche una cosa estremamente impegnativa, una responsabilità. Hai capito che l’amore non è un evento miracoloso ed esaltante che si genera spontaneamente (quello è l’innamoramento non fare l’errore di confonderlo con l’amore). Ma hai visto che nell’amore non c’è nulla di scontato e che non si genera e si forma in modo autonomo e fortuito. Hai imparato che non basta trovare la persona giusta e tutto sarà facile e scontato. Hai capito che l’amore è creato e mantenuto da un costante impegno. E forse di fronte a tutto ciò ti sei scoraggiata, ti sei scoraggiato. E quindi non posso che concludere ancora con le parole di Fromm: Coraggio ama, ma non per perderti in qualcuno, ma per ritrovarti insieme agli altri.

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